Se io e Giovanna non fossimo andati via dal Veneto ci sarebbe successo molto probabilmente quanto successo nel 2015 a Mauro Guerra di Carmignano di Sant’Urbano (PD) . Sempre protagonisti i carabinieri di Este e della bassa. Mauro Guerra fu ucciso nelle campagne da un colpo di proiettile sparato da un carabiniere e lasciato in un campo in agonia senza aiuto a morire. La storia di Guerra è stata raccontata nel 2018 anche da “Chi l’ha Visto”, la popolare trasmissione della RAI condotta da Federica Sciarelli. Noi abitavamo a Baone vicino ad Este ed anche noi subimmo delle pressioni dai carabinieri di Este, come Mauro, che ci costrinsero ad emigrare.
L'area della quale stiamo parlando è appena di sotto al paesino di Vo', quest'ultimo venuto alla ribalta per essere stato uno dei primi focolai di Coronavirus in Italia.
Si ribadiscono due concetti: il primo è che i carabinieri avevano agito di testa loro e non vi era nessuna richiesta di TSO da parte dell’autorità competente giustificante il loro operato. Secondo aspetto: dopo essere stato sparato è rimasto 40 minuti a terra tra i carabinieri senza che intervenisse nessuna ambulanza. Il fatto è rilevante perché l’ospedale è a pochi minuti e Mauro è morto dissanguato e poteva essere salvato (Ospedale di Este, o ospedale di Schiavonia).
Faccio notare che il carabiniere che ha inseguito Guerra, così come riportato nei giornali, era della stazione di Este, la stessa che ci diede tanti problemi a noi.
In conclusione, di sostanza il caso Guerra ci insegna:
che se saremmo rimasti a Baone ci sarebbe accaduto qualcosa del genere. Magari all’epoca la cosa era poco chiara e poco comprensibile, ma ora, guardando anche questo caso eclatante, cosa sarebbe successo diventa più evidente.
Questo perché, come noi avemmo modo di verificare sulla nostra pelle, le autorità del luogo non applicavano le. Ma soprattutto perché anche nel nostro caso i carabinieri avevano cominciato azioni di pressione nei nostri confronti. Nel caso di Guerra volevano obbligarlo a fare un TSO senza che vi fossero i requisiti giuridici. Guerra si era rifiutato e guarda caso è morto!
Nel caso mio volevano che facessi una visita psichiatrica senza che vi fossero i requisiti legali. In Veneto la cosa stava prendendo la stessa direzione e per questo l’unica soluzione fu di allontanarsi!
Ad Este noi non avevamo diritti, perché dovevamo fare quello che dicevano loro senza discussioni pena di ritorsioni. Anche se il maresciallo che ci dava noia è andato via da Este nel 2014, il fatto di Guerra dice che il problema ad Este è ben radicato oltre a quella persona, ma che è un problema generalizzato di fondo all’interno delle caserme e delle autorità locali che poi influenzavano direttamente le decisioni del comune di residenza e le strutture dell’ASL.
Azioni per farci paura e farci perdere la calma
Come abbiamo già detto i carabinieri dettavano legge in quei territori e si assumevano compiti e funzioni dei quali non erano competenti. Oltre alle influenze sulla carta stampata era ragionevole pensare che potessero agire nella stessa maniera anche con i medici del CSM (centro salute mentale ) dando l’ordine loro stessi di fissare delle visite psichiatriche o TSO: tutte azioni non di loro competenza.
Oltre a farci pressioni con la visita psichiatrica e relative conseguenze, il maresciallo non perse occasioni per mandarci delle pattuglie ben addestrate a farci paura e perdere la calma. A Giovanna sbraitavano a cinque centimetri dal viso di dover portare rispetto alla loro divisa, senza alcun motivo, e le bestemmiavano in faccia. L’avvocato ci consigliò di non reagire mai, per qualsiasi motivo alle provocazioni, ci invitò a fare denuncia presso il comando provinciale, regionale e nazionale dei carabinieri in oggetto, ma noi non ce la sentimmo di farlo, continuammo invece nella strada che avevamo già percorso indicando anche quei fatti negli esposti.
Ma quando cambiammo regione, quel fare dei carabinieri ci insegui anche in Lombardia, in Umbria, nelle Marche e altre regioni successive. Evidentemente vi fu un filo nero che collegò tutte queste stazioni di carabinieri: da una parte non fecero mai nulla per chiarire la situazione, nemmeno quando vivemmo 4 anni all'addiaccio isolati da tutto e tutti: allora i cc si limitavano a guardarci andare in giro come fossimo bestie della savana. Non fecero mai nessuna vera indagine sui documenti che depositammo da loro! E tutto sembrò essere fatto nell’ottica di archiviare qualsiasi cosa venisse presentata.
Probabilmente ove andavamo prendevano informazioni su di noi da Este o da altri CC e chissà quale informazioni. Purtroppo nessuno si occupò mai di sistemare veramente le cose.
Sono passati molti anni da quando iniziarono questi fatti nel 2004. Nel 2005, visto che nessuno ci aiutava e che i nostri esposti risultavano addirittura smarriti e/o sottratti nella Procura della Repubblica, cominciammo a scrivere delle pagine in Internet che avevamo battezzato “autodifesa”. Nel 2005 avevamo già cominciato a scrivere la nostra vicenda e negli anni abbiamo esposto ed aggiornato i testi e pure le prove di quanto andavamo narrando.
Un passo indietro: Ma cosa aveva scatenato quella pressione dei carabinieri di Este?
E perché avevano chiesto all’ASL che mi si facesse una visita psichiatrica?
Innanzi tutto quello che chiedevano i carabinieri non era legale, come nel caso di Mauro Guerra e come ci confermò il legale al quale ci eravamo rivolti.
Tutto era partito mesi prima, quando nel 2004 avevamo cominciato io e Giovanna a chiedere l’intervento a nostra tutela allo Stato attraverso degli esposti, delle denunce e delle querele. In quegli esposti avevamo delineato la nostra situazione generale e fatto alcuni nomi di situazioni e persone. Ma a seguito di quelle prime carte inviate al Palazzo di Giustizia la situazione invece di migliorare peggiorò! Fummo vittima di una serie di violenze private, di intimidazioni e pure violazione di domicilio. Cominciarono anche vari fatti inspiegabili in capo alla banca e all’ufficio postale…
Quando andammo mesi dopo in Procura della Repubblica per conoscere il nome del magistrato al quale era stata assegnata la documentazione inviata, scoprimmo che gran parte delle nostre carte non erano pervenute. Fu un vero shock! E questo “smarrimento” di documentazione non era successo solo in Procura ma anche in altri uffici dove avevamo mandato una copia.
In quei mesi ci era caduto il mondo addosso per cosi dire. Ed è in questo contesto che mi successe un incidente a Baone nel quale intervennero i carabinieri di Este. Quell’incidente non fu mai verbalizzato esattamente come successo, ma fu usato come deterrente per nascondere tutto. Da lì partirono gli atteggiamenti e le pressioni delle forze dell’ordine sulla mia famiglia.
Fu anche sparsa in giro una falsa realtà di modo che non avessimo nessun aiuto né dai giornalisti né dalla popolazione locale. E l’unica soluzione fu di andarsene perché aleggiava nell’aria il pericolo di essere presi e portati a fare un TSO di forza, come fu il caso di Mauro Guerra. Fu una violenza inaudita quella subita, mai dimenticata ma nemmeno mai risolta perché questa ombra ci rincorse in ogni altra zona dell’Italia senza possibilità di difendermi anche se non vi era nessuna situazione legale che potesse giustificare tale comportamento.
Vi erano due teorie sull’atteggiamento dei carabinieri: la prima era che i carabinieri volevano farci passare entrambi per matti sfruttando la situazione dell’incidente di marzo per poi “annullare” le carte che avevamo depositato e/o inviato precedentemente in Procura, e farle passare come testimonianze di “dementi” e gente non a posto con la testa.
La seconda teoria era che il maresciallo di Este era fissato con la psichiatria e vedeva tutto come un caso psichiatrico. Questa seconda teoria era confermata dal caso di “Alice”, gestito sempre dai cc di Este, che abbiamo descritto in “Sopravvissuti” e in “Autodifesa”.
Ma anche di altri casi che ci aveva raccontato in maniera del tutto informale l’assistente sociale: in pratica sembrava che il maresciallo pur di non lavorare e di non fare delle indagini buttava tutto sul caso psichiatrico. Si era improvvisato, pur non avendone le competenze, ad essere un medico che faceva la diagnosi e sollecitava i medici dell’ASL ad intervenire.
Ora a distanza di anni probabilmente la verità è sia la seconda che la prima teoria: le fisse del maresciallo e i modi dei carabinieri non confacenti alla legge, facevano comodo a qualcuno per chiudere ed archiviare quei nostri fastidiosi esposti.
Ora state bene a sentire. Quei esposti non sparirono in Procura di Padova, ma a Roma! Perché noi temendo che non avrebbero avuto nessun esito se inviati a Padova, li inviammo a Roma, sia in Procura sia al Presidente della Repubblica presso il Quirinale. Avevamo indicati i motivi per cui non era opportuna la sede di Padova seppur giuridicamente competente per la questione della competenza territoriale.
Dunque gli esposti e denunce scomparvero in Procura della Repubblica di Roma di Piazzale Clodio, Mentre per quanto riguarda le copie inviate al Quirinale sapemmo solo che erano state inviate al Ministero degli Interni e da qui alla Prefettura di Padova: ma quando ci recammo alle Prefettura ci comunicarono che non avevano ricevuto nulla!
Scoprimmo per la prima volta in marzo 2005, recandoci a Roma a Piazzale Clodio che gli esposti erano spariti. Ci venne riconfermata la sparizione in Aprile quando ritornammo per depositare stavolta a mano i documenti. E ci venne confermata da un magistrato molto tempo dopo, in novembre attraverso un fax, quando lo stesso magistrato scrisse che gli era arrivato solo la raccomandata numero 7 e che tutto il materiale precedente risultava smarrito e/o sottratto. Chiedeva poi l’archiviazione perché non vi erano ulteriori elementi per continuare le indagini, senza chiederci o permetterci di consegnare le carte scomparse!
Nel 2006 venimmo in possesso di alcuni elementi che facevano supporre che erano stati non smarriti ma sottratti e soppressi degli atti all’interno della Procura per cui chiedemmo l’intervento di altri magistrati sia della Procura di Perugia che di Firenze.
Perugia si comportò in fotocopia come Roma e subentro anche la Procura di Firenze Anche qui, a Firenze, il magistrato, tal Rosario Minna non ci parlò mai e poi morì...
Poi negli anni a seguire fu archiviato tutto ma noi fummo vittime anche dopo di una vera e propria persecuzione da parte di istituzioni e forze dell'ordine e finimmo in povertà isolati da tutti e tutto pure dalla Caritas. Questo fenomeno lo chiamammo “Mobbing Sociale”.
Faccio notare come la polizia di Brescia scriveva nella ratifica di presentazione della mia denuncia querela: "nr. 1 cd contenente nr.2 esposti dattiloscritti, già inoltrati alla Procura della Repubblica di Roma e della stessa dichiarati "smarriti" come da allegata richiesta di archiviazione".
Ciononostante i nostri sforzi finimmo per più di 4 anni a vivere in strada nascondendoci di notte in rifugi di fortuna e di giorno lavandoci presso i bagni dell'ospedale e di centri commerciali. Io avevo sempre con me il notebook dentro lo zaino con il quale mi collegai a chiedere aiuto sui Social, e a scrivere ennesimi documenti per le autorità e per chiunque ne volesse capire qualcosa. Senza risultati.
I Carabinieri non fecero mai nulla pur sapendo della situazione, e non sto parlando solamente di quelli di Este, ma anche quelli di Marone (BS), di Città di Castello e cosi via...
A Brescia, come riportato in figura, avevamo dato il materiale al vicequestore Acquaviva, ma probabilmente non fece nulla di positivo nemmeno lui. Quando ci spostammo in Umbria nel 2006 qualche spiraglio sembrò aprirsi: a Terni vi era qualcuno della Polizia di Stato che ci dava una mano, ma anche a Terni qualcuno ci remava contro…
Capitò un fatto bruttissimo nel 2010 perché 4 agenti della Polizia di Stato si adoperarono per un foglio di via illegale. E fu proprio l'azione della polizia del 2010 che ci buttò in strada in maniera molto violenta che determinò poi i vari anni di vita all'addiaccio. Questi poliziotti si erano resi strumenti di quel potere che ci voleva morti! Questi non solo lasciarono cadere il mio notebook apposta ma mi riempirono pure di insulti. Feci anche il 112 e forse tutta quella gente impedì che la situazione degenerasse perché quelli cercavano di farmi perdere la testa e altro...
La paura di carabinieri e polizia non mi è più andata più via. Io ho ben vividi i ricordi di quel marzo 2005 e di quel giorno di agosto del 2010! Negli anni successivi ho cercato anche di instaurare un dialogo ma sia carabinieri sia polizia sono stati in silenzio lasciandomi letteralmente morire di stenti in strada. Adesso porto molti segni addosso nella salute di quanto vissuto senza che nessuno ne sia responsabile.
Il vivere in quelle condizioni mi ha anche precluso qualsiasi forma di assistenza legale e cure mediche.
Ero senza tessera sanitaria e non potevo farmela perché non avevo più residenza da nessuna parte. Mi erano scaduti i documenti di identità e nessuno sembrava competente a risolvere la situazione. Senza tessera sanitaria e senza documenti ero tagliato fuori completamente dal vivere civile.
In più veniva sparsa una diffamazione continua verso la mia persona. Mi si descriveva come un delinquente.
Per me e mia moglie non ci fù più possibilità perché in ogni zona dove andavamo riemergeva lo zampino di quanto successo a Este, senza che nessuno si preoccupasse di sistemare le cose anche nei confronti del vicecomandante di Este. Non ci aiutavano nemmeno in Caritas!
Al secondo incontro tutto andava a puttane.
Quando chiedemmo aiuto a dei preti napoletani a Gubbio nel 2006, questi sembravano molto propensi ad aiutarci. Ma il giorno successivo, dopo aver preso informazioni su di noi, cambiarono atteggiamento e ci rimisero in strada. Queste cose capitavano a ripetizione.
Ma anche per i carabinieri di Città di Castello fu così: alla mattina il comandante era molto convinto che dovevamo fare un verbale scrivendo tutti i fatti fin dall’inizio e depositando le prove e i fascicoli e ci diede la sua squadra di carabinieri per scriverlo dicendo che in giornata doveva andare a Perugia e che poi sarebbe tornato e avrebbe firmato anche lui il verbale. Alla sera tornò , dopo essere stato a Perugia, tornò con un’altra faccia poco rassicurante e non firmò il verbale come aveva detto ma solo i suoi colleghi.
Poco tempo dopo una della Caritas di Spoleto ci disse che anche quel verbale sarebbe stato archiviato!
A Napoli invece l’ispettore di polizia resosi conto della gravità della situazione fece protocollare la denuncia querela senza farla passare per la segreteria e portandola sigillata al magistrato della DDA. L’inspettore ci disse di ternerci pronti perché in quei casi si devono fare dei blitz. Invece quando tornammo due settimane dopo incontrammo un carabiniere sull’ascensore che ci disse “l’acqua della laguna è arrivata fino a qua”. E 5 minuti dopo scoprimmo che l’indagine era stata spostata a Perugia per il principio di competenza. Il magistrato ci disse di andare subito a colloquio con il nuovo magistrato e chiedere che il colloquio venisse posto tutto a verbale. Ma una volta giunti a Perugia il magistrato si rifiutò sempre di incontrarci….
Dunque si susseguirono varie persecuzioni nei nostri confronti, compiute anche da agenti delle forze dell’ordine. Le cose non furono mai risolte e non venimmo mai informati di cosa era successo.
QUANDO GIOVANNA ANDO IN UMBRIA NEL 2017 PER TENTARE DI RISOLVERE LA QUESTIONE CHE RIMANEVA APERTA DAL 2005, I CARABINIERI INSEGUIRONO MATTEO IN AUTO A CENTINAIA DI KM DI DISTANZA. E QUANDO IN UMBRIA NEL PAESE DOVE ERA ANDATA GIOVANNA BUTTARONO UNA MOLOTOV DENTRO UNA CHIESA… CI FERMARONO SEMPRE A CENTINAIA DI KM DI DISTANZA. Qui vi è qualcosa di grave che non va, e se qualcuno che porta la divisa si è convinto che gli asini volano o cose del genere, sarebbe bene che i loro colleghi valutino molto bene prima di procedere e andare ad ascoltare ste cose senza verificare.
Quello che ci è successo è incredibile!
La storia di Mauro mi fa impressione perché anche io dipingo e scrivo e anche a me mi volevano costringere a fare una visita psichiatrica senza che vi fossero i requisiti di legge. E quando è morto ho avuto la netta sensazione che mi sarebbe successa la stessa cosa se non fossi andato via da Baone ed Este!
Purtroppo nei Carabinieri e nella Polizia di Stato, ma anche nella Caritas e nella magistratura, vi sono degli elementi che sfruttano la loro posizione per compiere azioni illegali o per sfogare i propri problemi sulle persone indifese. Questi elementi quando sono accusati di fare ciò additano al complotto e i loro colleghi spinti dal cameratismo tendono a difenderli ad oltranza. Quando questi elementi negativi vengono protetti dall’organizzazione alla quale fanno parte ci troviamo di fronte a una vera e propria mafia. Quando il cittadino si trova a dover difendersi da un potere che dovrebbe invece difenderlo si trova in una delle situazioni più terribili. In questo contesto le forze dell’ordine possono comportarsi come terroristi seppur in alcuni casi pure in buonafede!
Ho sempre cercato di essere obiettivo, e difatti sono entrato varie volte in caserme e questure per chiedere una soluzione. E in questo ho sempre dimostrato una fiducia nelle forze dell’ordine nonostante quanto mi è successo. Io vorrei non aver più paura né di carabinieri né di polizia e vorrei che situazioni accorse come il 3 agosto 2010 non succedessero più. Per questo ho cercato di spiegare attraverso i documenti e i siti e le varie testimonianze digitali di incartamenti quanto è successo.
Matteo.
Vi invito a leggere anche su come i cc tracciavano tutte le lettere raccomandate e come i miei esposti sparirono dalla Procura della Repubblica: https://matthewpasini.wixsite.com/websitepoint/home/lettere-raccomandate-tracciate-dai-carabinieri
Vi invito a leggere anche come i carabinieri sono all'origine dell'azione sporca fatta il 3 agosto 2010 https://matthewpasini.wixsite.com/websitepoint/home/i-carabinieri-sono-la-causa-dell-azione-sporca-della-polizia-del-3-agosto
Vi invito a leggere anche come la Polizia di Stato avrebbe dovuto difendermi e invece non l'ha mai fatto. Anche qui compaiono i cc di Este https://matthewpasini.wixsite.com/websitepoint/home/la-polizia-di-stato-doveva-proteggermi
Tutti i documenti che ho scritto si trovano suddivisi per categoria all’indirizzo internet: https://digilander.libero.it/matthewpasini/
Se volete vedere in dettaglio quanto successo e le denunce fatte e le ricevute l’indirizzo è http://supper.altervista.org
Spero che non sia necessario morire, come Cucchi o Mauro affinché la verità venga a galla
Email: matthew.pasini@gmail.com
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